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Faccio gente, vedo cose, leggo libri #2

E cosa abbiamo fatto a febbraio? Sembra quasi niente, è volato. Ho visto tanta arte e sto imparando a lavorare ai ferri, in questi 29 giorni ho trovato il tempo di leggere.


M. Kundera, L'insostenibile leggerezza dell'essere, è un saggio-romanzo che parla di una coppia, Tomas e Tereza, il loro microcosmo rappresenta il mondo intero e loro sono campione dell'umanità. È un libro che parla di opposizioni e di come si possano incastrare concezioni opposte. È stat una lettura delicata che Kundera ha accompagnato con la sua ingombrante presenza. Non è facile scrivere un libro che parli d'amore senza risultare stucchevole, secondo me questo è uno dei grandi meriti di questo romanzo, avrei voluto amarlo di più perché sebbene mi sia piaciuto non me ne sono innamorata.
 

K. Kesey, Qualcuno volò sul nido del cuculo, mi è sempre interessato il tema della malattia mentale e di come la società tenti di normalizzare gli elementi tacciati di un qualche squilibrio o che comunque rifiutano in un modo o nell'altro di allinearsi, secondo me Kesey riesce a rappresentare benissimo il disagio di queste persone e lo scontro tra la forza normalizzatrice della Grande Infermiera che sebbene si ammanti di civiltà ricorre a modalità barbare pur di ottenere i propri scopi e MCMurphy che invece è l'elemento sovversivo. È curioso rilevare che Kesey scrisse il suo romanzo dopo un'esperienza come volontario all'interno di una struttura per veterani e che, sebbene continuino a tappezzare le copertine con il sorrisone di Nicholson, non apprezzò per niente il film sostenendo di non averlo mai voluto guardarlo per intero. A me è piaciuto il libro e pure il film



J. K. Rowling, Le fiabe di Beda il bardo, non lo considero nemmeno un libro, si legge in un pomeriggio di noia. Non aggiunge e non toglie niente alla saga di Harry Potter e sebbene sia esteticamente un bel libro è vagamente privo di senso, specialmente nei commenti che Silente fa a ogni fiaba, è godibile ma bisogna riconoscere che è stato solo un altro modo che la Rowling ha trovato per tirare su soldi.

J. Roth, La marcia di Radetzky, è un libro che parla di uomini, non c'è nemmeno un personaggio femminile di un certo spessore, parla di militari e di inettitudine, parla del peso di un nome e di un mondo che sta scomparendo con tutti i suoi valori annessi. I Trotta sono diventati nobili quando uno di loro salva la vita dell'imperatore e da allora tutti i suoi discendenti saranno condannati a tentare di essere all'altezza di un tale gesto, ma come si può essere felici quando  non si è liberi di seguire le proprie inclinazioni? Roth ci regala un romanzo pieno di poesia e malinconia.

Sul fronte serie tv ho concluso, per la seconda volta, Sons of Anarchy.


 Per me è LA serie tv, qui in italia se la sono cagati in pochi perché di base non ci daresti un euro: parla di una gang di motociclisti che, nella California del nord, conducono i loro sporchi traffici. Ma non è tutto qui: c'è Charlie Hunnam che già di per sé basterebbe e avanzerebbe ma c'è anche una qualità di sceneggiatura vista raramente in tv. Non c'è glamour, bei vestiti o mondanità, c'è tanta violenza, sesso e battute politicamente scorrette. Sons of Anarchy è una tragedia moderna che al posto di dividersi in atti si divide in sette stagioni, c'è un po' di Sofocle e di Shakespeare, secondo me tutti dovrebbero vederla, forzarsi e andare oltre l'apparenza o la noia delle prime puntate e lasciarsi coinvolgere dal dramma.

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